Articolo tratto da CRONACHE DI PUGLIA del 11.LUGLIO.2016
Quando Antonio Michele Coppi decantava i pregi delle uve Primitivo che si raccoglievano nelle vigne della Murgia Barese, i più gentili tra interlocutori e operatori del settore, gli davano del vanitoso, probabilmente per evitare altre definizioni meno benevole.
Sarà proprio “Vanitoso” il nome che darà al primo vino ottenuto da uve Primitivo vinificate in purezza che Coppi proporrà prima al mercato pugliese e poi ai mercati europei. Un “Primitivo doc Gioia del Colle riserva” della vendemmia 91 che aprirà una sorta di grande medagliere che oggi i figli di Tonino Coppi – Lisia, che tiene un po’ i fili dell’azienda, l’enologa Miriam, Doni che cura la commercializzazione – mostrano, forse con troppa timidezza, a migliaia di enoturisti che una volta in Puglia, volentieri fanno una deviazione verso Turi per degustare all’origine il grande Primitivo della Murgia barese. Un viaggiatore che non immagina che dietro questo grande vino c’è una cantina storica, risalente al 1882, che Coppi con certosino lavoro di recupero ha riportato agli antichi splendori per farne una delle mete imperdibili per i turisti del vino che così possono ammirare le cisterne e le attrezzature di una volta come pure ammirare la perfetta organizzazione di una moderna azienda vinicola pugliese.
La vecchia-nuova cantina sarà inaugurata nel mese di settembre, probabilmente in occasione di “Benvenuta Vendemmia”, con una serie di eventi che stanno mettendo a punto nei minimi dettagli proprio in questi giorni, finalizzati “non tanto a attirare l’attenzione sulla produzione Coppi, quanto a fare risaltare l’importanza e il valore dell’enologia pugliese”. Insomma, accantonando il “particulare”, è la filosofia della famiglia dei viticoltori di Turi, se ne avvantaggia tutto il territorio e, quindi, l’intera comunità pugliese. Per questo hanno anche pensato ad un moderno show room e ad una grande sala-ristorante.
Tutto questo grazie a quella specie di offesa di vanitoso appiccicata addosso a Tonino Coppi, che trasformato in “Vanitoso 91” conquista l’Oscar nel 1998 a Pramaggiore al 37° Concorso nazionale vini doc e docg e, nello stesso anno, il diploma di Gran Menzione, ex-equo con il Barolo e il Brunello di Montalcino, al Concorso enologico internazionale organizzato dal Vinitaly. E’, anche, l’inizio di una sorta di caduta a pioggia di premi sull’azienda di Turi, nonché ad una vera e propria scoperta del grande rosso prodotto anche da altre cantine presenti nell’area delimitata per la produzione del “Primitivo doc Gioia del Colle”, città dove questo vitigno fu creato da un monaco addetto agli approvvigionamenti del convento. Riconoscimenti che arrivano anche alle annate successive al 91 – cioè 93, 94, 97, 99, 2005, 2007, 2009 – (che grande verticale si potrebbe organizzare con tutte queste annate o almeno con quelle ancora disponibili in cantina), anche dalla Germania e da tutte le pubblicazioni di settore.
Uno stimolo, questi premi, a fare sempre meglio? No, leggiamo sul volto di Tonino. Non c’è bisogno, perché l’avvio della produzione con il proprio nome dopo aver acquistato la cantina dagli Zaccheo, storica famiglia di viticoltori locali, trasferitosi sui Castelli Romani e in Toscana, che avevano scelto Tonino come enologo. Diventato imprenditore, Coppi decide che l’impegno primario sarà quello di valorizzare i vitigni autoctoni e, quindi, produrre vini solo con uve tipiche della zona, ampliando anche le vigne. Tant’è vero che appena ha notizia che qualche vecchia vigna è in vendita – piccola o grande che sia – di Primitivo o di Aleatico, di Negroamaro o di Malvasia – il viticoltore di Turi non se la lascia scappare. Infatti, ha messo insieme oltre 100 ettari di vigna; e dove non ha potuto acquistare le vigne, ha “legato” i proprietari a conferirgli le uve. E, si tratta di altri 100 ettari di vigneto, che permettono la produzione di 1.000.000 di bottiglie, con il 50% venduto all’estero, prevalentemente in Canada, Cina, Giappone, Russia, Svizzera e significative presenze in tutti i Paesi europei.
Tornando alle referenze dell’azienda Coppi, a fare compagnia al grande Vanitoso, negli anni sono arrivati il “Primitivo igp Puglia Siniscalco”, ottenuto da uve coltivate in una vigna allevata a spalliera impiantata nel 1990, a Turi, in contrada Serri, che produce non più di 4 chili di frutto a pianta. Affinato in acciaio e in bottiglia, Siniscalco è un vino che può invecchiare anche dieci anni, oltre ad essere un ottimo compagno di piatti saporiti.
Un altro “Primitivo igp Puglia” è “Don Antonio”, risultato di una sperimentazione che Coppi, con la figlia enologa, Miriam, ha voluto fare con le uve più pregiate delle sue vigne. Ne è venuto fuori un vino che stupisce per la ricchezza dei profumi e la grazia di un tannino che definire solo nobile è senz’altro riduttivo.
Mentre con “Senatore” – per una legislatura questo viticoltore ha fatto parte del Senato della Repubblica – si torna al “doc Gioia del Colle”, con una produzione media di 30.000 bottiglie che possono invecchiare per più di tre lustri. E’ un vino che viene affinato in botti di rovere di Slavonia per 12 mesi prima dell’imbottigliamento.
Nella strategia aziendale di valorizzazione dei vitigni autoctoni, c’è anche un vitigno pugliese storico, Aleatico, forse erroneamente sottovalutato perché ritenuto adatto solo per produrre vini da dessert. Coppi, invece, punta su un vino morbido, avvolgente da consumare anche con il pesce oltre che con carni bianche, paste condite con sugo di baccalà e, ovviamente, dolci come strudel e crostate di frutta. Il nome del vino è “Vinaccero Aleatico igp Puglia”, mediamente 15.000 bottiglie all’anno che possono anche superare i dieci anni di invecchiamento.
Con l’ampliamento della vigna, la cantina di Turi si spinge in Salento alla ricerca di buone vigne di Negroamaro e di Malvasia nera. Così, Coppi, mette a punto “Pellirosso, Negroamaro igp Salento” che con il suo fruttato avvolgente si abbina a tutti i piatti terragni. Di Negroamaro è anche il rosato, con un bel colore rosa corallo intenso e profumo elegantemente fruttato. Il nome è “Corè, Negroamaro rosato igp Salento”, che va consumato con i primi di paste molto condite.
Mentre per la Malvasia nera in purezza, che si rivela ottimo con la pizza, ravioli alla ricotta e pecorino di media stagionatura, la scelta del nome cade su “Sannace”, una contrada della Murgia ricca di reperti archeologici.
Ottimi risultati arrivano dalle bollicine ottenute da uve Negroamaro che da quando Coppi li ha messo sul mercato, conquistano sempre più estimatori. Uno di questi è Luca Maroni, che non si stanca mai di elogiare le “Bollicine chery, extra dry Salento rosé igp”, perché è uno spumante senza tempo, nel senso che si rende desiderabile in ogni occasione, sia come aperitivo sia per accompagnare piatti di mare, ed anche ottimo con dolcetti di pasta di mandorla.
Per concludere la carrellata con tre bianchi. Due di Malvasia bianca, il “Serralto Malvasia bianca igp Puglia” e l’altro mosso, “Galà, Malvasia bianca igp Puglia vino frizzante”; e, il terzo, “Guiscardo, Falanghina igp Puglia” ottenuta da uve raccolte in una vigna impiantata nel 2000 e, che, risalta tutti i pregi di questo grande vitigno.